Governance, 24 Giugno 2020 da Calcio&Finanza.it

 

ASSI Manager, associazione nata nel 2016 da un gruppo di professionisti dello sport business, ha scritto una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere maggiore attenzione al mondo dello sport. Questo il testo del documento, a firma del presidente Federico Fantini, che riportiamo integralmente:

«Egregio Professor Conte, non esiste una società sana, civile, aperta, tollerante, responsabile, consapevole senza un sistema sportivo moderno, sostenibile, accessibile a tutti, rispettoso della parità di genere, innovativo e dinamico.

L’economia virtuosa generata dallo sport continua – per motivi storici, culturali e politici – ad essere semplicemente ignorata dalla classe dirigente italiana, dalle sue èlite intellettuali e professionali, dai media, dalle Istituzioni e, come diretta ricaduta, dalla stessa opinione pubblica nazionale.

Non si fa cenno alla parola “sport” nella nostra Costituzione. In oltre 42.600 parole spese per la redazione del “Rapporto Colao” sul rilancio del Paese a seguito della crisi pandemica, la parola viene usata una volta, in un contesto che non considera in ogni caso l’economia sportiva.

Nulla o quasi appare riguardo la modernizzazione dello sport nei programmi di tutte le forze politiche italiane. Da sempre. Nessun ruolo o quasi gioca lo sport nei programmi elettorali dei soggetti politici che si avvicendano da oltre 70 anni all’amministrazione dei nostri territori.

Non vengono valutate le competenze specifiche nell’assegnazione di ruoli apicali nelle Istituzioni sportive. Le deleghe allo sport nei Governi della Repubblica sono finite quasi sempre in mano a esponenti delle forze di maggioranza senza alcuna esperienza né conoscenza della materia. Un recente concorso per l’individuazione della posizione di vertice di un Ente fondamentale per la politica sportiva italiana citava come “non essenziali ai fini della valutazione” esperienze pregresse di management nel sistema sportivo. Come se lo sport in fondo sia “un hobby”, un “divertissement”, un “semplice gioco” o addirittura “un traviamento dello spirito” di crociana memoria; e non il fronte più avanzato oggi a livello globale dell’espressione umana, dagli articolati e complessi contenuti sociali, tecnologici, industriali, finanziari, mediatici e politico-diplomatici.

Non è questo il luogo opportuno per snocciolare i numeri che fanno da contorno all’economia sportiva italiana, oggi in grado di generare alcuni punti percentuali del PIL e dare lavoro, in forme purtroppo ancora non uniformate e garantite da un quadro regolatorio certo e univoco, a centinaia di migliaia di italiane e italiani. Senza toccare il ruolo che lo sport gioca nel terzo settore e nel movimento destrutturato del volontariato nazionale.

L’Associazione che rappresento, ASSI MANAGER, raccoglie le istanze dei manager dell’economia sportiva italiana. Ci occupiamo di business, di crescita, di lavoro, di investimenti, di formazione, di innovazione, di ricerca.

Cerchiamo di diffondere il valore delle competenze e della professionalità in un contesto dove spesso queste ultime vengono considerate “disvalori”.

E’ ora che in Italia vi sia una presa di coscienza seria su questo tema e che si avvii un profondo rinnovamento, che faccia emergere l’enorme opportunità che l’economia sportiva rappresenta per il Paese.

E’ ora che l’Italia si adegui agli standard dei Paesi più avanzati e abbandoni le ultime posizioni della classifica relativa al livello dell’educazione degli addetti nello sport, dove sembra che non servano conoscenze specifiche – generate da formazione avanzata e esperienza sul campo – per gestire con efficienza e sostenibilità le decine di miliardi di euro che lo sport attiva ogni anno nel nostro Paese.

E’ ora che il Paese si dia l’infrastruttura sportiva che compete ad uno degli attori protagonisti dell’economia globale. Un’infrastruttura, non solo, ma soprattutto, in termini impiantistici, che attualmente risale al dopoguerra obsoleta, desolatamente arretrata rispetto ai benchmark internazionali anche più vicini a noi e non in grado di rispondere ai mutati modelli di consumo e di interazione sociale della nostra società.

Vorremmo incontrarla, signor Presidente del Consiglio dei Ministri, per condividere con Lei la nostra visione di questa area strategica per il presente, ma anche per il futuro di questo Paese. Vorremmo presentarle le nostre raccomandazioni, dato che nessuna componente in rappresentanza delle professioni manageriali di questa industry strategica è stata invitata a partecipare ad altri consessi, dove sembrerebbe essere in corso il (ri)disegno del rilancio dell’Italia.

Con grande responsabilità e grande disponibilità, attendiamo quindi un suo cenno, sicuri che Lei sappia comprendere la vera posta in gioco».