Finanza, 26 Febbraio 2019 da Sporteconomy.it

di Marcel Vulpis

L’indebitamento di un club di calcio non è obbligatoriamente sinonimo di criticità, soprattutto se il giro d’affari è in costante sviluppo e progressione. Il caso del Manchester United è una prova di questa tesi. Dal bilancio 2014 al 2017/18, il “fatturato netto” del top club britannico, sempre ai primi posti dell’indagine “Deloitte Football Money League” (terzo quest’anno per valore della produzione; secondo nella precedente indagine), ha fatto registrare una crescita globale pari a 148 milioni.

Nel 2014 il fatturato aziendale era pari a 518 milioni di euro (520 mln nell’anno 2015). L’esplosione si è avuta nel triennio successivo. Il club britannico, pur non avendo particolarmente brillato sul rettangolo di gioco (soprattutto in Premier league, dove non vince da 5 stagioni) ha raggiunto volumi di fatturato molto positivi: 689 mln di euro nel 2016, 676 nel 2017, e, infine, 666 mln nel bilancio 2018 (dietro soltanto ai 690 milioni del Barça e ai 751 milioni di euro del Real Madrid).

L’aumento esponenziale dei ricavi permette ai Red Devils di contenere l’indebitamento finanziario netto pari a 369,85 milioni di euro. Una cifra, per certi versi, “monstre”. Nonostante questa elevata posizione debitoria, però, il Manchester United ha, a disposizione, “mezzi” per circa 1,75 miliardi di euro.

Come nel caso della Juventus, si è puntato su una forte progettualità (dal marketing, al commerciale fino alla valorizzazione delle strutture immobiliari).

A conferma di questa tesi vi è l’esame dell’indice di solvibilità totale. Il livello ottimale, secondo gli analisti, è 1,0(il totale dell’attivo, per essere in equilibrio, deve superare il volume dei debiti).

Nello specifico, i Red Devils presentano un indice pari a 1.38. Pur non considerando la voce del cosiddetto “avviamento” (venutosi a creare in concomitanza con l’acquisizione del club da parte del magnate americano Malcom Glazer, nel 2005, per 1.47 miliardi di euro), pari al 27,3% dell’attivo, l’indice di solvibilità è, comunque, in area 1,003(ovvero al di sopra di 1). Un ulteriore parametro, che conferma l’ottimo lavoro del management britannico, è l’indice di solvibilità corrente (misura se la società è in grado di pagare i debiti a breve). Nel caso del Manchester Utd è pari a 0,89. L’attivo della realtà calcistica, quindi, soltanto per poco, non è in grado di pagare i debiti di breve durata.

Ulteriori elementi di tranquillità, rispetto al bilancio del ManUtd, arrivano dal rapporto tra l’indebitamento finanziario netto e l’Ebitda(uno dei principali indicatori di profittabilità di un’azienda) pari a 1.4. Nettamente al di sotto della soglia di rischio, valutata, dagli esperti di bilanci aziendali, in 3,0. Ovvero un livello di guardia, oltre il quale questo rapporto si trasforma in concreta criticità.