Sponsor, 4 Dicembre 2018 da Basketnet.it

La pallacanestro italiana guarda al futuro, cercando di diversificare i ricavi dei club, che rimangono ancorati alle sponsorizzazioni che nell’aggregato dei bilanci delle 16 partecipanti al campionato di Serie A (destinate a diventare 18 nella prossima stagione) coprono i due terzi dei circa 75 milioni di entrate totali (a cui si aggiunge il milione e mezzo di sponsor raccolti da Legabasket). Per le società, il termine “sponsor” può risultare riduttivo, visto l’impegno profuso da chi, associando il proprio marchio a una squadra, ne è anche proprietario o azionista di riferimento. Uno dei motivi per cui non sarebbe corretto indicare come puri ricavi da sponsor i 14 milioni versati da Armani all’Olimpia Milano (bilancio 2017).

Certo c’è anche il rovescio della medaglia come nel caso di Cantù messa gravemente in crisi dall’improvviso disimpegno del proprietario-sponsor Dmitry Gerasimenko (in soccorso è arrivato il nuovo title sponsor Acqua S. Bernardo che debutterà nel derby con Milano del 9 dicembre). Milano, però, rappresenta una realtà più vicina all’Europa che all’Italia, dove l’appeal delle società riesce ad attirare solo dirado sponsor internazionali. È il caso della neopromossa Trieste che rientra negli accordi che Allianz ha siglato con altre istituzioni cittadine. Tra naming rights dell’ex PalaRubini (ora Allianz Dome) e la sponsorizzazione del club, i giuliani si sono assicurati 1,5 milioni per cinque anni, a cui si aggiunge quanto messo sul piatto dal main sponsor proprietario, l’agenzia per il lavoro Alma. A Torino, invece, la Fiat investe una cifra di circa due milioni, dando anche il proprio nome alla squadra.

Situazione identica a quella che ha legato la Virtus Bologna a Segafredo, col patron Massimo Zanetti che quasi due anni fa ha impegnato 1,5 milioni nel tentativo di riportare le VNere. Per il resto, ci sono realtà locali con una risonanza nazionale. Reggio Emilia con Grissin Bon (il club emiliano riesce a raccogliere circa due milioni da tutti gli sponsor), così come Openjobmetis con Varese,un connubio che dura dal 2014. «Per Varese la pallacanestro è lo sport principale – afferma l’ad di Openjobmetis, Rosario Rasizza – e per un’azienda nata qui non poteva essere un miglior connubio. Negli anni il basket però sta acquistando maggiore notorietà a livello nazionale. Noi stessi, pur essendo una realtà nata a Varese, possiamo oggi fare un vanto delle nostre 130 filiali in tutto il territorio italiano. Non è quindi solo un valido investimento sul territorio locale». Nonio può essere nemmeno per gli investimenti fatti, che nel caso di Openjobmetis si avvicinano ai 500mila euro a stagione per dare il proprio nome alla squadra. Cifre in linea con la media della Serie A che si è adoperata in questi mesi proprio per evitare che i club possano trovarsi senza l’appoggio di uno sponsor forte. Tra le proposte avanzate dalla Comtec c’era l’aumento della fideiussione per l’iscrizione al torneo da 250mila a 500mila euro per chi non riuscisse a siglare accordi per almeno 300 mila euro. Un segno di come il peso degli sponsor sia fondamentale.

Dal botteghino nel 2017 sono arrivati poco meno di 14 milioni inclusi i play off. L’impatto dei diritti tv, per quanto aumentato del 30% rispetto alle stagioni precedenti, non può essere paragonabile al calcio. La crescita è dovuta alla cessione dei diritti esteri a Eurosport, che insieme alla Rai trasmette il campionato anche in Italia, per un totale di circa 2,5 milioni annui fino al 2020. Meno del campionato francese peri diritti interni (tre milioni a stagione) e a distanza siderale da Spagna e Turchia La Liga Acb fino alla stagione 2017/18 incassava otto milioni da Movistar, ma il rinnovo per il triennio 2018/2021 ha alzato l’asticella ai 10 milioni (a cui si aggiunge un’altra decina di milioni dagli altri sponsor). La Bsl turca è davanti: il contratto scaduto nella passata stagione prevedeva 12 milioni da Beln e Dogus Group, cifra superata dal contratto siglato a luglio con TurkTelekom.