Doping, 14 Dicembre 2019 da Corriere.it

Sul Guardian una dura autocritica: «Abbiamo cacciato la Russia ma noi inglesi abbiamo avuto i Giochi più dopati di sempre». Il caso del Ventolin usato da Froome.
Perché tra gli atleti inglesi di alto livello l’asma è tre volte più diffusa che tra quelli di altre nazioni? Perché sono più malati, più dopati o solo più furbi? Con una capacità autocritica che non ha riscontri in altre nazioni, da almeno cinque anni la Gran Bretagna s’interroga sulla «pulizia» dei suoi atleti più rappresentativi. Abbiamo appena cacciato la Russia dallo sport — ha scritto Barney Ronay venerdì sul Guardian — ma non vogliamo renderci conto che i Giochi di Londra 2012 sono stati i più dopati di sempre e che sette nuotatori britannici su dieci (e molti ciclisti dell’ex Team Sky oggi Ineos) hanno allergie o asme che li autorizzano ad assumere pesanti farmaci proibiti per curarsi.

Una nazione di atleti dopati, di malati o piuttosto furbi? Non si parla di positivi all’antidoping, quindi, ma del grandissimo numero di «esenzioni terapeutiche» (in gergo Tue) concesse ad atleti tecnicamente malati per assumere sostanze altrimenti proibite, che migliorano la prestazione. Per alcuni osservatori la regola dovrebbe essere semplice: chi è malato si curi e torni a gareggiare solo quando sta bene. In realtà ci sono malattie croniche (quelle asmatiche e respiratorie di natura sia cronica che allergica su tutti) che riducendo la capacità polmonare sono praticamente invalidanti. Un ciclista o un maratoneta che assume un glucorticoide per gareggiare o allenarsi tecnicamente si dopa, ma se dimostra di avere l’asma può farlo. Giusto o sbagliato?
Il problema più grande (vedi il caso della star del ciclismo Chris Froome ma anche quelli degli italiani Petacchi e Ulissi) è quando — a causa di guai non cronici — ci si carica in gara di prodotti come il Ventolin per guarire da forti bronchiti, come fece proprio Froome nella Vuelta dove sconfisse Vincenzo Nibali. La forte bronchite di cui soffriva se l’era presa in gara forse perché si era vestito male, forse perché le sue difese immunitarie avevano ceduto per la fatica. Insomma, il suo fisico ha ceduto. È giusto che per curarsi l’inglese abbia potuto assumere (in dosi importanti) un farmaco che fa migliorare evidentemente la prestazione? È giusto che Froome usi il Ventolin e invece l’italiano Nibali (la cui squadra aderisce a un sindacato «antifarmaco») corra due tappe della Vuelta con il viso gonfio come un pallone a causa di una puntura di vespa pur di non prendere cortisone? E quali sono i limiti? Froome (con l’aiuto di legali e periti di altissimo livello) è uscito pulitissimo da un processo in cui i valori di salbutamolo (il principio attivo del Ventolin) nel suo sangue erano abnormi.

Il Ventolin, un dilemma. Non serve l’esenzione terapeutica per usarlo, basta stare entro determinate soglie. Se le si superano, però, si ha diritto comunque di provare a dimostrare che è l’organismo che ha metabolizzato male il prodotto e la si passa liscia. Chi ha ottimi avvocati la passa spesso liscia. L’Agenzia mondiale antidoping (Wada) prevede oltre 15 categorie di patologie per cui si può chiedere l’autorizzazione ad usare sostanze dopati. Si va dai disturbi del sonno ai trapianti, alle neuropatie alle infiammazioni, ai disturbi dell’attenzione oltre che ovviamente all’asma, categoria gettonatissima. La lista di referti di esame che il medico di un atleta deve presentare per avere il via libera all’uso di uno o più prodotti proibiti è molto articolata e prevede esami sotto sforzo, spirometrie e test allergici da ripetere ogni 12 mesi. Insomma, una procedura restrittiva. Ma il numero di esenzioni concesse è molto ampio.

Nel 2018 all’Agenzia Antidoping italiana (Nado) sono state presentate 818 richieste di esenzione: 326 sono state accolte, 378 giudicate non necessarie (perché la sostanza poteva essere usata entro certe quantità senza autorizzazioni), solo 114 negate. Il calcio è lo sport dove viene concesso il maggior numero di Tue seguito da judo, volley canottaggio, ciclismo, atletica. La sostanza più gettonata è il betamasone, un corticosteroide usato come principio attivo nella cura dell’asma. Guarisce e migliora la prestazione. I medici sportivi si difendono e difendono gli atleti. Un vigile urbano o uno spazzino che becca un’asma cronica — dicono — può assumere farmaci e farsi trasferire in ufficio. Non avendo uffici dove lavorare, un ciclista o un maratoneta deve accontentarsi dei farmaci e non rischiare la squalifica.