«UN COMMISSIONER ALL’AMERICANA E UNA LEGA VERA. SENNO’ SI CHIUDE»
L’ex numero 1 italiano della Img di Mc Cormack: «Copiare il sistema Usa e adattarlo alle esigenze del professionismo da noi. L’esempio di Stern nell’Nba, il modello Premier»
di Gaia Piccardi, 19 novembre 2017

«Il nostro sistema sport va cambiato: serve una rivoluzione copernicana, di mentalità e di persone, basata sulle esigenze del professionismo. È urgente. Così, si muore». Piemontese di Valenza, classe 1937, ex bocconiano, numero uno italiano dell’Img di Mc Cormack per vent’anni. Silenzio, parla Cino Marchese.
Ricetta complicata mutuare il modello americano in Italia, Cino.
«Ma è talmente logico, è l’uovo di Colombo. Il denaro non è un babau: va trattato da manager adeguati, non certo da un’espressione delle società calcistiche come Carlo Tavecchio. E badi che non ce l’ho con il presidente della Figc! È solo un piccolo burocrate provinciale che si è trovato a gestire una cosa più grande di lui».
Anche la Nazionale è sembrata una cosa troppo grande per Ventura.
«Diciamoci la verità: la maglia azzurra non è più un punto d’arrivo per i giocatori. I soldi veri li prendono dai club. Nello sport professionistico nulla è gratis».
Ed eccoci agli Usa.
«Quando David Stern, commissioner della Nba, si stufò di prendere schiaffi dal resto del mondo, fece una geniale operazione di marketing piena di sostanza: il Dream Team, che dal ‘92 non ha più perso una partita. Gli inglesi la Premier League l’hanno fatta vent’anni fa, oggi è all’avanguardia. Morale: in Italia il calcio professionistico deve gestirlo una Lega vera in mano ad un commissioner; che la Federazione faccia un passo indietro e si occupi dello sport di base, del calcio amatoriale, al massimo del semi-professionismo».
Bisognerà spiegarlo a Tavecchio, che da una settimana si arrabatta per trovare voti e restare a galla sulla zattera che naufraga.
«Ho telefonato a Giovanni Malagò: questa volta deve andare fino in fondo».
Come, se la Figc non sarà commissariabile?
«Che intervenga il governo con un decreto legge: da domani i club professionistici devono essere gestiti da manager, altro che certi presidenti da avanspettacolo. Per non parlare degli stadi italiani, fatiscenti e imbarazzanti tranne rare eccezioni. E poi ci stupiamo che l’Italia non vada al Mondiale».
Il profilo del commissioner secondo Marchese?
«Giovane, dinamico, di esperienza. Che sappia vedere oltre, e non sia messo lì da Lotito o Galliani. Si rende conto che andiamo avanti con gente che spesso non sa dire tre parole di fila in inglese…?».
A volte, tragicamente, nemmeno in italiano.
«Ribadisco: ci serve come l’ossigeno un commissioner stipendiato lautamente, altro che voti raccogliticci. Se non funziona, si manda a casa. Sarebbe un cambio epocale, però serve la rivoluzione mentale di un sistema incancrenito».
Ha detto niente…
«Prendiamo i concetti cardine dello sport Usa e adattiamoli, intelligentemente, alle esigenze italiane. Il reclutamento dei vivai, le scuole calcio, i bravi tecnici? Ci sono ma usiamoli meglio. Basta legami collosi con procuratori senza scrupoli, interessati solo a spolpare il sistema calcio: al Viareggio c’è chi si inventa le squadre per portare i ragazzini da piazzare. Basta Tavecchio e suoi derivati».

https://www.corriere.it/sport/17_novembre_20/crisi-calcio-ricetta-marchese-e642e8e8-cd71-11e7-b0a9-c23017f51523.shtml?refresh_ce-cp