Focus, 6 Marzo 2019 da Sporteconomy.it

 

di Marcel Vulpis*

In un calcio sempre più globalizzato, ma soprattutto alla ricerca di continui ricavi (per far lievitare il valore della produzione), il punto di riferimento è, da alcuni anni, il “modello di business” del Manchester City, che, nel 2018, ha fatturato, secondo “Football Money League 2019” (report realizzato annualmente da Deloitte) circa 568.4 milioni di euro (in crescita rispetto ai dati 2017, quando il giro di affari si era attestato sui 527.7 milioni).

Una crescita costante se si analizza l’ultimo quinquennio: dagli iniziali 416 milioni di euro della stagione 2014 fino agli oltre 568 milioni dell’ultimo bilancio in esame (2018). Il club britannico, attualmente primo in English Premier League (a 71 punti), è stabilmente (da tre anni) in quinta posizione nella classifica dei club di calcio europei più ricchi (la leadership è del Real Madrid ad oltre 750 milioni di euro).

Il Manchester City non è soltanto un football club nella visione “tradizionale” del termine. Fa parte, infatti, di una holding internazionale, con base sempre a Manchester, conosciuta con il nome di City Football Group (CFG). I Citizens sono uno dei sette pilastri nello sviluppo calcistico di questa moderna piattaforma di investimenti, con l’occhio rivolto, soprattutto, all’individuazione di giovani talenti (attraverso la nascita di Academy in ogni angolo del pianeta).

Si tratta di una realtà complessa controllata dal fondo emiratino Abu Dhabi United Group (ADUG) nella misura dell’87%. Il restante 13% del capitale è stato acquistato da China Media Capital (compagnia cinese attiva nel settore dell’intrattenimento sportivo on demand) e dalla banca d’affari, sempre cinese, Citic Capital. Gli obiettivi di questo progetto sono dichiarati pubblicamente sul sito ufficiale: “lo sviluppo e la creazione di una rete di società e progetti calcistici sparsi in tutto il mondo”.

Il valore economico del gruppo (considerando anche le strutture immobiliari di proprietà), secondo gli analisti finanziari, è vicino ai 3 miliardi di euro, con il fatturato del ManCity (568.4 milioni di euro) perno di quello globale del CFG.

Fanno parte del gruppo internazionale, di matrice araba ben sette club di calcio: il Manchester City (EPL/Gran Bretagna), il Melbourne City FC (A-league/Australia), il Girona (La Liga/Spagna), il Club Atletico Torque (seconda divisione/Uruguay), il Sichuan Jiuniu (League Two/Cina), il New York City FC (MLS-Eastern Conference/Usa – CFG detiene l’80% delle azioni del club), oltre agli Yokohama F-Marinos (J-League/Giappone – CFG detiene il 20% delle azioni).

Il ManCity punta alla internazionalizzazione

La crescita costante del fatturato dei Citizens è strettamente collegata ad un politica di internazionalizzazione, sia per linee esterne (partnership all’estero come le regional sponsorship), sia per linee interne (intercettando aziende straniere di grande livello e visibilità).

Il ManCity, attualmente, può contare su 25 “global partner”: da Etihad, sponsor di maglia e dello stadio, a Nike (sponsor tecnico), passando per Etisalat, Nissan, Visit Abu Dhabi, Nexen Tire (sleeve sponsor), Aabar (altro importante fondo d’investimento emiratino), MarathonBet (betting partner russo, sponsor da quest’anno della maglia della Lazio) fino al partner tecnologico tedesco SAP.

A questi si aggiungono marchi del calibro di Wix, Hays, Gatorade, Tinder, Tecno,  Qnet, Ubtech, Xylem, Mundipharma, EA Sports, Valvoline, Avatrade, Wega, Tappit, Dsquared2, Seatgeek.

Da considerare anche il numero crescente dei “partner regionali” (ben 14): Citi, Wolf Blass, Nexon, Khmer Beverages, Heineken, Eaton, SHB Bank, Pak lighting, Tecate, Healthpoint, Tappit, PZ Cussons, Power Horse, First Abu Dhabi Bank.

Aziende che, in esclusiva commerciale/geografica, possono abbinare il loro nome a quello del Manchester City all’interno di specifici mercati (dall’Europa, passando per l’Asia e l’America, fino nel continente africano).

Nei disegni futuri di City Football Group c’è la volontà di sviluppare nuove forme di cross-marketing, anche sfruttando questa piattaforma calcistica transnazionale, con l’abbinamento di marchi di livello mondiale a supporto dei 7 club dell’hubCity Football Group. E’ quanto avvenuto, di recente, con il brand globale Puma (abbigliamento sportivo), che ha deciso di legarsi a tutte le realtà della “filiera” CFG.

City Football Group apre in Cina

A conferma di questa scelta strategica, c’è il recente acquisto del club Sichuan Jiuniu (terza divisione del calcio cinese),che ha sede nella città di Chengdu (capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan). Dispone, tra l’altro, di uno stadio moderno (con 27mila posti a sedere), realizzato insieme ad un fondo di investimento cinese (China Sports Capital) e ad una società internazionale (Ubtech) che si occupa di robotica. Proprio Ubtech è uno dei “global partner” commerciali del Manchester City nella Premier league.

Nel complesso, per City Football Group, holding controllata dal fondo Abu Dhabi United Group (società di investimento di proprietà dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan), questa realtà asiatica è la settima squadra acquistata o di cui detiene partecipazioni significative (come nel caso di Yokohama F-Marinos e del NYCFC).

* direttore agenzia Sporteconomy.it